Il Moro incontra Al Dsèvod il 12 febbraio: Gemellaggio d’eccellenza carnascialesca tra Mondovì e Parma

mondovi newsTra il 25 gennaio e il 21 febbraio varie iniziative animano la Città di Mondovì per l’edizione
2015 del “Carlevé di Mondovì”. La fastosa multimanifestazione, che annovera storia e tradizione dell’intero territorio monregalese, va in scena ogni anno dal 1949 quando nacque la Famija Monregaleisa con l’intento di risollevare la Città attraverso le manifestazioni: prima fra tutte il Carlevé di Mondovì del 1950.
Divenne leggendario il quadrunvirato, passato alla storia come i “Quatr merluss” (letteralmente i “Quattro merluzzi”): il successo del Carnevale monregalese varcò i confini cittadini. La Famija Monregaleisa operò per un decennio e venne poi sostituita da un Comitato manifestazioni. A sessant’anni di distanza, per volere del presidente Enzo Garelli, la Famija Monregaleisa è rinata: il 2010 ha segnato un nuovo passaggio epocale, un ritorno alle origini per meglio affrontare le sfide del futuro. Ora nuove sfide all’orizzonte: dal 2014 la presidenza della Famija è passata a Enrico Natta. Un volto nuovo che ha accettato la sfida della tradizione carnascialesca e che rilancia con idee innovative.

Un Carlevé che prevede da anni un ‘gemellaggio’ con altre maschere, non solo italiane: in alcune iniziative, accanto al tradizionale “Moro” monregalese è attesa la partecipazione di un personaggio particolarmente evocativo delle tradizioni carnevalesche di un’altra città. Nell’edizione 2014 fu la volta del genovese Capitan Spaventa, il 2015 sarà invece l’anno
dello Dsèvod, maschera ufficiale della Città di Parma.
Non esiste documentazione che determini con precisione la data di nascita di questa maschera, le ipotesi sono diverse. L’associazione culturale Famija Pramzana, che ha riproposto questa figura nel 1948, si attiene alle ricerche fatte da Renzo Pezzani (noto poeta sia dialettale che in lingua), il quale ritiene che lo Dsèvod nasca nel 1612 interpretato, in occasione di un carnevale, da un servo di una famiglia nobile parmigiana (Pallavicino o Sanvitale) che si chiamava Salati.

Lui che amava scherzare, diceva che era salato, poi diceva di essere insipido e da qui in
dialetto parmigiano “Dsèvod”.
La prima immagine dello Dsèvod apparve, come da documenti, in un almanacco murale del 1813 ed in una appendice del 24 gennaio 1870 sulla Gazzetta di Parma.
Il costume nel 1948 ha subito delle variazioni: i colori del costume che una volta erano bianco e rosso, sono stati diventati giallo e blu, come quelli del comune di Parma. Lo
strofinaccio che un tempo portava alla cintola, a testimonianza delle umili origini, è stato sostituito da un fazzoletto di seta bianca. Le tre punte con penna che una volta ornavano il cappello adesso sono attorcigliate, simili agli anolini, piatto tipico di Parma. In onore della Duchessa di Parma Maria Luigia, tanto amata dai parmigiani, è stato abbinato al costume, un cestino con le violette di Parma, tipico fiore parmigiano che tanto piaceva alla Duchessa e che ancora vengono deposti sulla sua tomba a Vienna.

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