Peru e Gin

Le maschere principali del Carnevale di Borgosesia, sono Peru Magunella e la consorte Gin Fiammàa.

Queste, sono nate ufficialmente nella seconda metà dell’800, quando il Carnevale cominciò ad affermarsi definitivamente. Per quel che riguarda la “storia” dei due personaggi, questa venne inventata da Battista Mongini, primo interprete del Peru, che ne scrisse una poesia e che divenne leggenda a metà strada fra finzione e realtà. Il Peru, sin dalla nascita, indosserà la “vaianna” (specie di frac, ma abbottonato sul davanti) di mezzalana color mattone, ampio bavero, camicia bianca con collo a punta, panciotto bianco, ampia catena color oro, pantaloni alla zuava color verde, fascia multicolore, calze di lana intessute con anelli bianchi e rossi, scarpe basse di cuoio, pettinatura a zazzera, cappello a cilindro grigio chiaro, per simboleggiare la sua supremazia su tutti gli altri cilindrati.

Come scrisse Battista Mongini ne “La storia dolorosa di Peru Magunella”, volantino stampato e distribuito durante il Carnevale del 1887 a scopo di beneficenza, il Peru è un misero, un tapino, al quale la sorte sembra avere riservato ogni sventura. E’ uno sfortunato che si arrabatta per risolvere i propri problemi e contro il quale si abbattono tutte le storture della società e che alla fine e costretto a ” lassè i robi cumè chi i’ ieru “. Nelle tribolazioni del Peru si devono intendere tutti i disagi che la collettività subisce per i suoi problemi non risolti o per l’alterno andamento delle cose pubbliche.

Viceversa, la Gin, è una sposa campagnola ma elegante. Pertanto avrà una gonna lunga di seta azzurra, corpetto di seta ricamata, grembiule di seta cangiante e color fragola, lo “scialett” a fiori, le scarpette di stoffa rossa, le “mitene” di rete bianca e fiocchettate alle mani, capelli raccolti sulla nuca e cappello di feltro marron ravvivato da un nastro di seta multicolore. A completamento sarebbe stato aggiunto l’ombrellino, amatissimo accessorio per l’eleganza femminile del secolo scorso. Questo abbigliamento è in seguito notevolmente cambiato, per diventare un vestito classico da dama di fine ottocento.

A queste maschere si aggiunsero nel dopoguerra altri personaggi, mai comunque fissi e con costumi ad arte per il loro ruolo : fra questi possiamo ricordare il Giullare, i Menestrelli, il Frate, il Gran Ciambellano, ecc. .

Ruolo particolare è quello delle damigelle, il cui costume altro non è se non il costume tipico seicentesco di Borgosesia, costume che è anche quello utilizzato dal gruppo folkloristico “Città di Borgosesia”.

Infine riferimento d’obbligo è quello dei cilindrati, i membri del Comitato Carnevale che rappresentano il seguito delle Maschere principali : il frac e il cilindro si ricollegano alla tradizione del Mercu Scurot e precisamente al primo anno di questa manifestazione, il 1854, dove i primi partecipanti indossavano appunto questo abito, che oggi gran parte dei Borgosesiani possiede.

Non vanno poi dimenticate le maschere rionali , che da allora sono nate e si sono affermate nei rioni e nel Carnevale Borgosesiano: il Senator di Cravo, l’Avucat di Cartiglia, il Panicet di Foresto, il Butareu di Bettole, il Pautulun di Plello, il Mursel di Montrigone, il Lassanèe di Isolella, il Trottapian di Caggi, il Tulu di Aranco, il Bataru di Agnona, il Mago dal Burghett di Sassola, il Pistapauta di Valbusaga.

 

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